Storia mia e di Giovanni che ha un cromosoma in più
Di Giacomo Mazzariol
Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di
arrampicarsi sugli alberi, lui passerà tutta la vita a considerarsi uno stupido
(ALBERT EINSTEIN)
Edizione
recensita del 2016,
Einaudi (pag.
180)
Giacomo ci presenta la storia di
suo fratello Giovanni, un fratello speciale.
Già nell’incipit il giovane autore ci fa intuire che siamo di fronte ad un
libro con una storia speciale, molto tenera, fatta anche di durezze, di
difficoltà, ma in cui il fratellino Giovanni, con la sua simpatia, riuscirà anche
a sciogliere le resistenze e la sufficienza di chiunque gli si rivolga.
“Giovanni che va a prendere il gelato.
-
Cono o
coppetta?
-
Cono!
-
Ma se il
cono non lo mangi.
-
E allora?
Neanche la coppetta la mangio!
Giovanni
ha tredici anni e un sorriso più largo dei suoi occhiali. Che ama i dinosauri e
il rosso; che va al cinema con una sua compagna, torna a casa e annuncia: «Mi
sono sposato».
Giovanni che balla in mezzo alla piazza, da solo, al ritmo della
musica di un artista di strada, e uno dopo l’altro i passanti si sciolgono e
cominciano ad imitarlo. Giovanni che il tempo sono sempre venti minuti, mai più
di venti minuti. Giovanni che sa essere estenuante, logorante, che ogni giorno
va in giardino e porta un fiore alle sorelle. E se è inverno e non lo trova,
porta loro foglie secche”.
All’inizio del racconto, Giacomo
aveva sette anni. Un bel giorno, mentre con le sue due sorelline erano di
ritorno a casa, improvvisamente papà Maurilio si ferma con la macchina e,
d’accordo con la mamma Katia, annunciano ai figli, senza introduzioni: “Due a
due!”
Giacomo temeva di non aver capito
bene, così i genitori confermano a Giacomo che la mamma aspettava un
fratellino. Lui, a quel punto, non è più nella pelle per la gioia: avrebbero
così ripristinato la parità di sesso a casa!
Inizia così, dopo il grande
annuncio, tutta la sarabanda dei pensieri del caso, sul nome da scegliere,
dall’accoglienza da organizzare, dai pupazzi da acquistare per il nuovo venuto,
come anche quello di trasferirsi in una casa nuova, più grande, più spaziosa.
Ma, intanto, il nome: dopo una
serie di suggerimenti, tutti alquanto improbabili proposti da Giacomo e dalle
sorelle, si propese per il nome Giovanni.
Giacomo, il più felice di tutti
per la novità aveva già fatto comprare un peluche da lui scelto da regalare al
fratellino in arrivo.
Un’altra domenica, di nuovo
insieme, in macchina, i genitori allo stesso modo si rifermarono con la
macchina, per dare un nuovo annuncio riguardo al loro futuro fratello:
confermando il lieto evento, aggiungono solo che quello in arrivo sarà un
fratello “speciale”, che sarà affettuosissimo e che avrà i suoi tempi…
Papà Maurilio aggiunse solo che
era una “notizia travolgente”.
Giacomo non capì bene, ma intuì
che qualcosa di straordinario stava per accadere. Aveva già iniziato a vederlo,
e immaginava che stesse per nascere un fratellino supereroe, già con il
mantello indosso!
Alcuni mesi dopo, Giovanni nasce
e a arriva a casa. Tutta la famigliola si fece attorno ad ammirarlo nella
culla.
Giacomo, osservandolo, notò
qualcosa di particolare e chiese al papà con la naturalezza che i bambini sanno
avere…: “Papà, da dove arriva? Non è di questo pianeta. E’ evidente.”
Il papà con altrettanta
semplicità rispose con calore: “Te l’avevamo detto – stringendo il figlio a sé
– che era speciale”.
Giacomo notò i tratti del viso e
degli occhi, come se fosse un bimbo cinese e poi la nuca piatta. Inoltre, i
piedi: Giovanni aveva solo quattro dita, “il minolo e il pondolo erano fusi
insieme, come due Kit Kat” osservò.
Dopo aver fissato a lungo il
fratellino speciale, Giacomo andò dalla mamma, quasi nella speranza di ricevere
una spiegazione di qualcosa che ancora non capiva.
La mamma, con affetto e calore,
spiegò al figlio che alcune cose si possono governare, altre bisogna prenderle
come vengono. La vita è molto più grande e come tale, complessa e misteriosa;
l’unica cosa che si può sempre scegliere è amare, amare senza condizioni.
Con queste parole e con il suo
viso Katia aveva comunicato al figlio l’essenziale nel rapporto con il
fratellino: cioè, come - in effetti - per tutti i bambini, anche lui avrebbe
avuto bisogno di tantissimo amore!
Iniziavano, così, i primi
contatti e i primi rapporti con il piccolo Giovanni.
La mamma aveva una grande
passione per i libri. Leggeva di tutto e li disseminava per tutta la casa. Giacomo
un giorno vide in particolare un libro di un autore straniero e il cui titolo
anch’esso conteneva una parola straniera, che non conosceva. La parola straniera
era “down” ed era preceduta da un’altra parola il cui significato, anch’esso,
non era ben chiaro: “sindrome”. Per avere maggiori elementi, Giacomo aprì il
libro e si soffermò su una fotografia: sembrava una foto di Giovanni.
A questo punto Giacomo, raggiunse
i genitori in cucina, chiedendo lumi su quando aveva visto su quel libro. Con
molta calma spiegarono al figlio che Giovanni non era malato, era nato affetto
da questa sindrome, ma che non era altro che un aspetto della sua vita. Ma, a
loro interessava Giovanni, non la sindrome.
Senza agitazione, spiegarono a
Giacomo che Giovanni crescendo incontrerà delle difficoltà, sarà più lento ad
apprendere, sarà un po’ più cagionevole di salute, non potrà fare alcune cose
come andare in bicicletta o arrampicarsi sugli alberi,ma l’essenziale sarà
volergli bene.
I primi anni furono di scoperte
continue, sui gusti, preferenze, modi per aiutarlo, e tutto sempre con serafica
serenità.
Giacomo si sofferma un attimo a
parlare della madre e della sua scelta preferenziale per la famiglia: lasciò l’università
a due esami dalla fine per curare la famiglia. Aveva scelto di essere “un’imprenditrice
della famiglia”: cioè, investiva ogni giorno tutto il tempo sui suoi figli,
anche perché – ci conferma Giacomo – di soldi da investire in famiglia ve n’erano
davvero pochi. Ma loro non se n’erano mai accorti a casa, come anche di
eventuali problemi che erano insorti.
Giovanni, intanto, superando
piccoli e grandi problemi di salute, cresceva e a Giacomo si presentava il
problema di entrare nella vita quotidiana con il suo nuovo fratello. Con
nessuno dei suoi compagni di scuola delle medie aveva ancora parlato di lui, in
fondo si vergognava della sua diversità.
Un giorno Giacomo si accorse che il
suo fratellino aveva iniziato ad imitarlo, ad avere i suoi stessi gusti, ad
appendere in camera poster simili a i suoi, persino ad avere il suo stesso
numero di libri!
Per Giacomo fu come se si fosse
ridestato da un sonno e comprese d’aver smesso di chiedersi le cose, di pensare
a come convivere con le fragilità del fratello. Mentre, invece, aveva pensato
come trovare un suo equilibrio, non chiedendo, non volendo sapere, per paura delle
risposte.
Con questa nuova consapevolezza, iniziò ad osservare il fratellino
con occhi più attenti, interessati. E subito balzò ai suoi occhi come Giacomo avesse
un talento particolare: sapeva creare una storia, un rapporto esclusivo con
ogni persona che gli gravitava attorno. Sapeva essere diverso con tutti, pur
rimanendo sé stesso.
I due fratelli crescevano e Giacomo
iniziò ad avere difficoltà nel divertirsi con il fratello, fino a quando una
nuova illuminazione lo colse:
“Giovanni è una danza.
Il problema è sentire la sua stessa musica”.
Insomma, Giovanni sapeva
divertirsi nel suo modo, con i suoi giochi e per stare bene insieme a Giovanni,
come con tutti gli altri, doveva entrare nel suo mondo di giochi: un giorno era
un esploratore, poi un ricercatore, non andava sull’altalena o sullo scivolo, ma
saliva su un castelletto e organizzava eruzioni di sabbia da vulcani immaginari.
Talvolta accadeva che dovesse “difenderlo”
da qualche bullo di turno o comportamenti infelici nei suoi confronti, senza
avere il coraggio di farlo, fino a che un giorno, la sua amica Alice le insegnò
che con l’ironia si può fare molto…
Insomma, crescendo insieme,
Giacomo comprese che stavano scrivendo insieme la loro vita, ed era consapevole
che sarebbe stata sua la responsabilità di come tutto sarebbe andato a finire. Scoprì
anche la grandissima libertà con cui viveva il fratello, un maestro in questo,
non si faceva mai problemi di forme, non aveva pregiudizi, non notava le facce
strane…
La sua grande semplicità poteva
essere un tesoro prezioso per tutti, perché Gio (diminutivo che usava il
fratello) era incapace di recitare, fingere, essere altro da sé, e questo
rendeva straordinari alcuni passaggi della loro vita.
Il volume si conclude con la
preparazione del video “The Simple Interview” in cui Giacomo
partecipa ad un finto colloquio di lavoro raccontando sé stesso, la sua vita e le sue
aspirazioni, e rappresenta la chicca finale di questo bellissimo libro.
THE SIMPLE INTERVIEW: https://www.youtube.com/watch?v=xCtg6JrqrJg
09 settembre 2016
Germano Baldazzi
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