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venerdì 4 agosto 2017

POPULISMO E STATO SOCIALE


Di Tito Boeri

Edizione del 2017

Ed. Laterza e figli (98pp.)



“L’affermazione del populismo è figlia della perdita di credibilità della classe dirigente e di uno stato sociale che non è in grado di proteggere ampi strati della popolazione dai cambiamenti indotti dalla globalizzazione e dal progresso tecnologico. Occorre dare risposte innovative, eliminando i trattamenti di favore di chi ha posizioni di potere e rendendo la protezione sociale più efficiente nel raggiungere chi ha davvero bisogno d’aiuto”. (dalla IV di copertina)

Il testo agile e comprensibile anche ai “non addetti ai lavori”, riesce lucidamente a focalizzare i punti che l’autore tocca.
Riesce in poche pagine a spiegare chi sono i populisti, da dove arrivano e i motivi per cui conviene affrontare i problemi reali della società di oggi, piuttosto che lasciare il campo ed esperienze (fallite) del passato.

Nell’introduzione l’autore annuncia che spiegherà perché i populismi offrono risposte sbagliate, non altezza dei problemi reali, profondi, di milioni di cittadini.
Nel dipanare la sua analisi, Boeri cita Alexis de Tocqueville:


La democrazia dei populisti e la democrazia diretta che assegna un potere assoluto alla maggioranza, trasformandosi paradossalmente nella dittatura della maggioranza in America”.

L’autore spiega chi erano i cosiddetti populisti di ieri e il risultato che si prefiguravano: quello di blindare il proprio paese con il protezionismo e chiudendo le porte ai tanti migranti che bussano ai nostri paesi; anziché permettere un arricchimento economico e sociale, portando a compimento il processo di unione europea.
Aggiunge, poi, come questa linea tolga speranza ai giovani (anche italiani), perché impedisce loro di trovare lavoro in altri paesi. Riferisce di ben 100mila giovani italiani che ogni anno emigrano per cercare lavoro.

Molte dittature sono nate da teorie populiste, ma di rado esse sono riuscite ad andare al potere, in prevalenza in paesi dell’America Latina.

Oggi la corrente populista che sta prendendo piede in Europa – ci dice l’autore – è differente; non c’è più una caratterizzazione destra/sinistra, ma si è andati oltre, fino a riscontrare una diminuzione delle partecipazioni elettorali, con l’astensionismo, ma anche con un minore esercizio del diritto di voto.

L’ultimo paragrafo, dopo la sua analisi, è dedicato ad una sua proposta “fattibile” applicabile per l’oggi.
Tito Boeri (Foto tratta da RaiNews24  dell’11 luglio 2017)


Boeri si sofferma brevemente sulle motivazioni che hanno permesso ai populismi di riemergere e di prendere il potere o, perlomeno, il monopolio dell’opposizione: una latente tensione tra domanda e offerta di protezione sociale.

Il paradosso è che l’Unione Europea non ha tolto sovranità nazionale in materia di welfare ai singoli stati, proponendo una unica “Europa sociale”, ma tante distinte, per singolo stato, pur dando “diktat” a ciascuno per evitare o limitari sforamento di bilancio in materia di Stato sociale.

C’è una seconda minaccia, più indiretta, che analizza: la relazione tra stato sociale e immigrazione. Questi ultimi sono il perfetto capro espiatorio per giustificare l’inefficienza dello stato sociale. Ma, i dati mostrano il contrario: infatti dei cinque miliardi che gli stranieri versano in contributi, annualmente, ne ricevono in compenso solo tre., tra pensioni e prestazioni sociali.

Più difficile, invece il calcolo per quanto riguarda le prestazioni sanitarie e l’istruzione nel campo del dare/avere: sicuramente, essendo in maggioranza giovani, beneficeranno di più dell’istruzione e meno dell’assistenza sanitaria.

Vi è spazio anche per spiegare la diversità di situazione tra immigrato per motivi lavorativi, e migrante con lo status di “rifugiato”, in quanto anche la normativa di riferimento prevede accorgimenti, diritti e doveri diversi.

Ritornando a parlare del rischio del populismo, spiega che, oltre a dare risposte sbagliate a problemi da cui prende forza, ha anche la pretesa di sostenere che la soluzione di tutto possa venire semplicemente sostituendo i politici corrotti con rappresentanti del popolo, senza alcuna esperienza di governo, gente definita “come noi”.

L’autore prosegue nel suo ragionamento ed offre alcune soluzioni per uscire dall’empasse dovuto all’avanzata dei populismi, fino ad arrivare ad una sua proposta, definita “modesta, ma fattibile”: intervenendo per via amministrativa, con proposte concrete in modo che si arrivi ad una soluzione comunitaria per i problemi del lavoro, per l’accoglienza e l’inserimento degli immigrati che si affacciano nei nostri paesi, perché divengano ben presto una risorsa per lo stato sociale che contribuiranno a sostenere, dopo averne ricevuto i benefici.
Come anche l’ipotesi di creare un unico codice identificativo contributivo che segua negli spostamenti i lavoratori da un paese all’altro (ESSIN), che permetterebbe la portabilità dei diritti sociali tra diversi paesi e il monitoraggio dei flussi migratori nell’Unione Europea.

Nella spiegazione del funzionamento di questa semplice, quanto rivoluzionaria proposta si chiude il lavoro dell’autore.


Un lavoro che fuga diversi luoghi comuni sull’immigrazione e sui problemi del lavoro che i giovani europei, e non solo, vanno cercando.

Germano Baldazzi
 Roma, 04 agosto 2017