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venerdì 16 giugno 2017

TENEREZZA



La rivoluzione del potere gentile

Di Isabella Guanzini


Edizione del 2017

Edizioni Ponte alle Grazie  (192pp.)

L’ispirazione di questo volume viene in buona parte dal pontificato di Papa Francesco, dalle sue parole e dai suoi gesti, così carichi di senso, tanto da ispirare l’autrice nella stesura di un volume che ha per titolo un’espressione densa di significati e, nel sottotitolo, un’antitesi, cioè: “Rivoluzione”, e “Gentile”.

L’autrice, teologa e docente di Storia della Filosofia, analizza il ruolo della tenerezza nella società attuale, infarcendo il testo di diverse citazioni e richiami ad opere famose.

La tenerezza salverà il mondo”, parafrasando una nota espressione, è l’assioma che l’autrice fa sua, man mano che si prosegue nella lettura del testo.

In un mondo in cui i tempi sono regolati da pc, smartphone, mail followers, like, la tenerezza sembra essere ormai del tutto inadeguata allo spirito di oggi.
La vita metropolitana quotidiana sembra non avere più bisogno o tempo per gesti di tenerezza, anzi, lo sviluppo di una cultura pressoché monetaria sembra aver soppiantato anche i legami sociali.

L’autrice nel percorrere i diversi tempi storici, passa dal parlare della insensibilità verso chi era sopravvissuto al dramma di Auschwitz e dello sterminio, trattando i reduci con una freddezza tale che potesse far distaccare la gente dall’orrore; per arrivare a parlare dell’“Ipertrofia dell’Io” di oggi, come malattia mentale dell’uomo della nostra epoca.

Isabella Guanzini afferma che accettando gli echi di un modo di vivere con “tenerezza”, si possa giungere ad vita rivoluzionata. Cioè, vivere provando tenerezza verso la vita affidata, o donata, o anche piovutaci addosso!

Sono molto belli i “Ritratti di tenerezza” che l’autrice descrive.

Inizia con il ritratto della tenerezza di un figlio verso il padre.
Incontriamo brevemente la narrazione della fuga di Enea da Troia, ma salvando da sicura morte l’anziano padre, caricandolo sulle sue spalle. E qui, l’autrice nota come nella fuga siano unite le tre generazioni: con Enea, infatti, ci sono il padre Anchise, ma anche il figlio Ascanio. Si salveranno tutti insieme. Enea usa la tenerezza, sia per salvare il padre che il figlio; loro sono l’unica speranza di un futuro diverso dalle rovine che stanno lasciando.

La tenerezza è anche profumata: come nel gesto - che l’evangelista Giovanni narra nel suo Vangelo - di Maria Maddalena verso Gesù, di lavargli e profumargli i piedi, prima della sua Crocefissione.
Qui, la tenerezza passa da quella di un figlio verso il padre, a quella di una donna verso un Maestro.

La tenerezza può essere anche quella di un medico che, nel suo lavoro, possa vedere nella tragedia della morte di tanti migranti, anche la tenerezza di una donna che dà alla luce un bimbo, anche se in condizioni tanto dolorose o drammatiche.
É «la tenerezza che rompe la “bolla di sapone” dell’indifferenza globale che ci rende insensibili alle grida degli altri”», utilizzando in modo molto incisivo le parole di Papa Francesco pronunciate in occasione della sua visita a Lampedusa.

L’autrice ricorda, tra le altre, queste parole e scrive che la tenerezza corrisponde anche alla “ritrovata capacità di piangere insieme dell’altro e, al contempo, fa nascere contro ogni speranza, in mezzo ai barconi o ai relitti”.
Qui, solo gesti di tenerezza potranno almeno in parte restituire quanto si è perso nel corso di una vita, chiosa l’autrice.

In conclusione, la tenerezza è necessaria, perché - nella sua caducità - non mira al dominio, ma preserva la vita nella sua debolezza e con la sua delicatezza. Di conseguenza, la tenerezza è impagabile.

16 giugno 2017

Germano Baldazzi