Lo
spirito di Assisi tra storia e profezia (1986-2016)
Di
Paolo Fucili
ταυ
editrice, 2016 (97 pp,)
L’autore, giornalista professionista e
vaticanista accreditato presso la Sala Stampa della Santa Sede, inizia il suo
lavoro narrando i “prodromi” del pensiero di Papa Giovanni Paolo II sulla pace.
Al secondo capitolo si arriva già al nocciolo:
“Correva l’anno (della pace) 1986”.
E’ la narrazione di un cammino, che poi
diverrà persino pellegrinaggio tra diverse città e paesi e l’autore entra nel
merito dei diversi incontri, soffermandosi in alcuni dei passi più
significativi.
Il 1986, fu teatro di un evento eccezionale,
quanto straordinario: l’invito di Papa Giovanni Paolo II a tutti gli esponenti
delle religioni del mondo: quelle “abramitiche”, come quelle asiatiche, tutte
nell’ottica di digiunare e pregare per la pace nel mondo, ancora troppo
funestato da guerre.
Un invito a niente altro che fermarsi a
meditare e a pregare per la pace.
Il pontificato di Wojtyla è stato lungo, quasi
27 anni, nei quali, questo pontefice, “visionario” e “profetico” (i
virgolettati sono dell’autore), ha saputo realizzare forse il più grande evento
religioso del Novecento dopo il Concilio Vaticano II. Inoltre, perché ha saputo
leggere, tra le righe della cronaca, la corrente sotterranea che la Storia stava scrivendo, con eventi che cambieranno, di lì a poco, la vita di tantissimi
paesi, ponendo fine ad un sistema mondiale bloccato dalla Guerra Fredda.
La Ostpolitik - caldeggiata da una parte della Curia,
ma in cui Papa Giovanni Paolo II non confidava, perché lui voleva la caduta del
comunismo - aveva la massima aspirazione di salvare il salvabile. Ma, Wojtyla
vide oltre: la sua fede e la sua tenacia lo portarono a preparare quella che
poi sarà la spallata finale per la caduta dei regimi.
L'autore racconta come la profezia di Papa
Wojtyla sia stata raccolta e condivisa da tantissimi religiosi e non solo, ma,
all’inizio, nel 1986 forse solo lui ci credeva. Anzi, oltre a vivere in un
sistema bloccato, il mondo sembrava veramente ad un passo dal baratro, per via
delle innumerevoli armi nucleari armate e puntate dai due blocchi.
In questo scenario, anche le religioni
parevano paralizzate, come impossibilitate a fare pace o ad essere costruttrici di
pace.
Wojtyla seppe ridare alle religioni, nota
l’autore, la speranza di poter fare qualcosa in un mondo politicamente immobile, cioè quello che dovrebbero saper fare meglio: pregare, impegnarsi per “un’insistente e fervorosa
preghiera”.
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I rappresentanti delle diverse religioni |
Pregare e digiunare in semplicità, non tutti
insieme in un inutile sincretismo, ma
“gli uni accanto agli altri e non più gli
uno contro gli altri”.
Il luogo scelto dal Papa era fortemente
simbolico, ben accetto anche alle altre religioni: la cittadella di San
Francesco d‘Assisi.
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Assisi 1986 piazza San Francesco |
Fu, invece, l’inizio di un cammino, di un pellegrinaggio di pace, che si è ripetuto ogni anno, per 30 anni, con fedeltà. E i frutti, inattesi o inaspettati, nel dialogo, incontro, scoperte, furono vari.
In tanti si sono uniti al cammino, qualcuno ha anche cambiato opinione sull'utilità di un simile incontro. È questo il caso del Card. Joseph Ratzinger
che, da cardinale, era preoccupato dai rischi di sincretismo o di equivoci che
potevano emergere, ma, Papa Benedetto XVI seppe comprendere la forza e la
lungimiranza di quel convenire delle religioni, recandosi anche lui in
pellegrinaggio alla Preghiera che si svolse a Napoli.
Verso la fine del suo lavoro, l’autore, parla
di
“una storia parallela a quella dei papi,
degna di speciale menzione”:
fa riferimento alla Comunità di Sant’Egidio, al suo
fondatore Andrea Riccardi. Egli pensò che l’evento di Assisi non dovesse rimanere
unico, come se fosse una bella foto da incorniciare; bensì un cammino da
proseguire, fedelmente. E questo “convenire”, che ha creato una vera rete di
preghiera, unita anche a rapporti fraterni, di amicizia, di incontri fedeli per
ascoltarsi, ha dato un enorme valore.
Nel volume c'è anche il contributo di Marco
Impagliazzo, Presidente della Comunità di Sant’Egidio, che racconta il ruolo
e il cammino che la Comunità ha compiuto negli anni, perché la profezia, i
risultati, i frutti dello spirito di Assisi non andassero perduti.
Il libro si conclude con un episodio di
cronaca recente: il cammino era iniziato dall’ormai storico evento di aver
riunito, per la prima volta, tutti i capi religiosi ad Assisi per pregare per
la pace, e termina con la cronaca quotidiana dell’ultimo atto: la
partecipazione di Papa Francesco al Trentennale degli Incontri Internazionali
di Preghiera per la Pace, ancora una volta, ad Assisi.
Uno dei pregi di questo volume è che non vuole
essere una sorta di diario dei vari appuntamenti, ma si tratta di un testo
fedele agli eventi che narra; in cui l’autore ha saputo cogliere con acume la
profetica intuizione di Giovanni Paolo II.
Molto profondo anche il contributo portato
dall’improvvisa, imprevista partecipazione di Papa Francesco.
Scelta, quella di Papa Francesco di andare ad Assisi, ad ulteriore conferma che, il primo incontro di 30 anni prima, non
era stato
“un fatto isolato… una santa stravaganza
del Papa…”,
scrive l’autore citando un ricordo di Andrea
Riccardi, bensì una cronaca che si è fatta storia e che non ha ancora terminato
il suo cammino.
18 maggio 2017
Germano Baldazzi